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Day 2: Billal e Menur

Due incontri emozionanti, oggi…

La notte è trascorsa tra forti venti e un temporale tale che c’era da chiedersi se i tetti di lamiere delle case qui sotto avrebbero retto…Per fortuna sì e il sole era così alto in cielo questa mattina che il fango della strada si era praticamente già asciugato alle 9.

Ci aspetta una giornata molto intensa: oggi avremo le nostre prime due “home visit”. Andremo cioè a trovare due bambini sostenuti attraverso “Fiori che rinascono” (per ovvi motivi non possiamo mostrarvi i loro volti). IFSO include sempre le home visit all’interno del loro programma: servono anche a capire in quali condizioni economiche e sociali versano le famiglie, oltre che a conoscere meglio il bambino e i suoi genitori.
Fare queste home visit serve anche a noi: ci rendiamo conto delle distanze che devono percorrere le famiglie coi propri figli per arrivare al Counseling centre per gli incontri individuali, di gruppo e per i laboratori del sabato. A volte si tratta di decine di chilometri: per vedere il primo bambino ne facciamo 21 solo all’andata…Le distanze non sono l’unico problema: i costi per gli spostamenti sono elevati per una famiglia povera e il traffico è davvero impressionante. Attraversare le strada poi è molto pericoloso: andando al nostro primo appuntamento nemmeno a farlo apposta lungo la strada c’è stato un pedone investito mortalmente…Temesgen, uno dei nostri referenti, ci dice che gli incidenti maggiori ad Addis Abeba sono appunto quelli stradali. Negli anni scorsi, IFSO è anche riuscita ad aiutare con un fondo di emergenza due genitori che erano rimasti coinvolti proprio in un incidente. Purtroppo le emergenze son sempre tantissime e quindi non è sempre è possibile far fronte a tutto ciò che accade per carenza di soldi.

Dopo più di un’ora di viaggio in auto arriviamo a casa di Billal, uno dei ragazzi sostenuti a distanza tramite “Fiori che rinascono”. Sua madre è felicissima di vederci e ci abbraccia forte: una donna piccolina, ma dal sorriso splendente. Ci spiega che non c’è paragone tra le condizioni di vita della sua famiglia quando suo figlio è stato violentato e quelle di ora. Orgogliosa ci fa vedere quanto sia ordinato e pulito il monolocale che condivide con suo figlio. In effetti per quanto piccolo (una stanza divisa in due da alcuni tendaggi) l’appartamento in cui vivono in affitto è dignitoso e tenuto in modo esemplare. Questa donna è l’unica entrata economica della famiglia. Grazie anche a un aiuto economico iniziale per avviare la sua attività, si è data da fare per Billal: ora vende vestiti e arrotonda anche lavando panni. Il ragazzino, che ormai ha 13 anni, ci dice che è grato per tutto ciò che siamo riusciti a fare per loro grazie ai nostri sostenitori e a IFSO. Ci racconta che la sua materia preferita è la matematica, tanto che vuole diventare un ingegnere, e che gli piace ballare! Quando lo salutiamo ci guarda dritto negli occhi: ci si legge molta forza, nonostante tutto. Sua madre è sicuramente per lui un ottimo esempio di come non si debba mollare mai.

La seconda visita, purtroppo, è un po’ più difficile emotivamente…Conosciamo Menur e sua madre. Il ragazzo, che ha 14 anni, è molto timido, piuttosto silenzioso. Sua madre, prima che arrivasse a casa, ci ha raccontato di quello che hanno passato: ha cinque figli e suo marito è mancato recentemente. Il peso di questa perdita si sente ancora molto e si vede anche: la stanza/casa in cui vivono in affitto è piuttosto fatiscente. Grazie a IFSO sono riusciti ad aggiustare il tetto come meglio possibile, ma ora anche uno dei muri sta per crollare. Come se non bastasse, 11 anni fa una delle sue figlie è andata a cercare lavoro a Beirut: da allora è scomparsa e non sanno più nulla di lei. Non è difficile capire come per Menur, dopo tutti questi tristi avvenimenti, sia difficile lavorare sulla violenza sessuale che ha subìto. In più è stato anche poco bene negli anni scorsi e anche in questo caso ha potuto contare sull’aiuto di IFSO che lo ha portato in ospedale. Senza un sostegno a distanza nulla di tutto questo sarebbe stato possibile: Menur e sua madre lo sanno e, nonostante le difficoltà che la vita ha messo loro di fronte, vanno avanti. Il ragazzo verso la fine dell’incontro è un po’ meno teso. Ci dice che gli piace moltissimo imparare l’inglese a scuola e che ha un grande progetto: diventare medico. Forse il fatto che qualcuno si stia prendendo cura di lui, gli ha fatto capire quanto sia importante prendersi cura degli altri…

Noi siam sicuri che ce la faranno: proprio oggi Temesgen ci ha raccontato dei successi scolastici e lavorativi di alcuni dei bimbi, ormai aiutati anni e anni fa da Il Sole Onlus e IFSO. Alcuni hanno avviato la propria attività, altri sono iscritti all’Università. Nelle loro foto c’erano sorrisi splendenti, che danno solo speranza a tutti i bambini che oggi sono sostenuti a distanza da voi.

Grazie di cuore di ciò che fate per loro!

Leggi del nostro primo giorno ad Addis Abeba